ALFREDO SANDOLI E LA RICERCA DEL COLORE

sandoli -composizioneIn un atelier del centro di Padova dove si riflette la luce da una finestra che dà su un cortile alberato nella contrada Antenore, Alfredo Sandoli, una vita intera dedicata alla pittura, ci mostra i suoi ultimi lavori e ci racconta i suoi esordi. Ripercorrere il filo degli eventi non è facile, ma i quadri e gli schizzi aiutano a ricostruire le molte evoluzioni stilistiche di questo artista tra i migliori e più noti del Padovano. Anche per la sua sobrietà, oltre che per un linguaggio estetico caratterizzato da precisione e ricerca continua di innovazione nel segno e nell’elemento compositivo sempre equilibrato, e capace di fare riflettere e di lanciare messaggi nuovi. La storia di Sandoli inizia da lontano. «Nel settanta ho iniziato a dipingere con stile figurativo, mi dedicavo al paesaggio e alle nature morte, agli scorci sul Veneto e su Padova, per esempio ho dipinto la chiesa di Santa Sofia e molte altre chiese». Incisivi gli acquerelli sul Salone, su Prato della Valle, sugli angoli della nostra bella città e sui castelli francesi. Colpiscono anche gli schizzi di Sandoli per la bellezza, d’altronde è stato insegnante di educazione artistica e, ai tempi dell’abilitazione, risultò uno dei migliori nel disegno. Spiega: «Il fondamento di ogni figura è proprio il disegno perché bisogna avere le basi dei rapporti e dei volumi, come della prospettiva. Ma la mia ispirazione nasce da lontano, viene dall’infanzia: quando frequentavo la scuola elementare ho incontrato un maestro che ci leggeva poesie e racconti e voleva che noi bambini li rappresentassimo con dei disegni. E’ stata una grande esperienza formativa: tutto è nato da lì, anche se, di certo, avevo di mio dentro qualcosa, poi mio padre era ebanista e anche questo mi ha sollecitato nell’espressione artistica. Mi sono iscritto all’istituto d’arte Pietro Selvatico e ho preso poi due abilitazioni, una per la scuola media inferiore e una per le superiori, insegnando per trentacinque anni alle medie». Sandoli racconta il suo rapporto con gli studenti, ricorda di essere stato «buono, perché ho portato le stesse idee di quel maestro delle elementari: lasciare libera la creatività di spaziare, di trovare energie e di esprimersi in nuove forme, tanto che tre o quattro ragazzi delle medie si sono iscritti all’accademia di Belle arti a Venezia». L’artista, già presidente del Città di Padova dal 1999 al 2006 e ora membro del direttivo dell’associazione, dal 1976 ha partecipato a mostre collettive e dal 1978 a personali, ottenendo diversi primi premi e vari riconoscimenti. Allievo del maestro Carlo Travaglia, ha fatto corsi per l’affresco e si è altresì dedicato all’incisione e all’arte sacra, dimostrando, rispetto a tanti colleghi, una particolare versatilità. Dopo la pensione ha insegnato acquerello e pittura nei corsi per la terza età del Comune di Padova, ha fatto inoltre parte del direttivo dell’U.c.a.i. e della Saccisica. «Per passare dal figurativo all’informale ci è voluto del tempo, si è trattato di una evoluzione interna alla mia arte – precisa Sandoli -. Quando mi metto a dipingere è il cervello che mi guida e mi conduce a questi cambiamenti, l’importante è che le composizioni siano sempre armoniche e pienamente bilanciate. I passaggi stilistici in questi quarantacinque anni sono avvenuti lentamente, sono passati attraverso l’interiorità per poi esprimersi nel segno pittorico al fine di trasmettere un’emozione attraverso il colore». La cifra della pittura di Sandoli è la ricerca continua caratterizzata da forza e libertà: non ci sono schemi di tipo geometrico nella costruzione del quadro che pure è curato nel minimo dettaglio, c’è molta tecnica, e si nota, tanto che questo fa la differenza rispetto a molti pittori che mancano di qualità nella composizione. A ciò si aggiungono ottime idee dovute ad una creatività senza dubbio elegante e raffinata, palpabile nella matericità dell’uso di carte, malte e acrilici, in composizioni realizzate in multimateriale abbinate a un sapiente cromatismo fatto spesso di toni caldi e della capacità di creare una luminosità di grande impatto scenico. L’arte non è uno scherzo, una attività destinata a una nicchia di persone: «E’ qualcosa che nasce da dentro per il fuori. Il quadro è frutto dell’esperienza della persona che lo ha fatto, meglio se un pittore a tempo pieno. Per me dipingere è un lavoro, non solo il sabato e la domenica, sempre. Fondamentale è andare fuori dagli schemi, cercare di concepire un’idea di rottura e comporla in modo nuovo», prosegue l’artista. Sandoli sa stupire con il suo dinamismo anche all’interno dell’informale ma non cerca di piacere ad ogni costo. L’importante è esprimersi con un segno efficace e libero, che offra il senso di una maturazione estetica individuale e profonda. In questo senso possiamo dire che l’artista concepisce l’arte come un continuo mutamento, un fare multisfaccettato come la vita stessa, pregnante di emozioni cangianti come la nostra interiorità. E’ amante anche del legno e, quando incontra un pezzo di legno lo modifica, «lasciandogli, però, un’anima» e costruendo delle affascinanti sculture. Hanno titoli concettuali dal timbro poetico, Totem ferito, Torsione, Volo, Anima.

Martina Calvi