Gli orsi mancavano dalle montagne del Trentino da due o tre generazioni e la gente aveva perso anche l’idea di cosa fosse un orso. C’erano forse tre o quattro esemplari che giravano nelle montagne del Gruppo Brenta senza interferire nella vita delle persone. Questo prima del 1999, quando è iniziato il progetto di reintroduzione Life Ursus allo scopo di impedire l’estinzione dell’orso delle Alpi centrali.
Negli anni successivi la presenza dell’orso ha cominciato a farsi sentire, colpendo gli animali degli allevatori locali, avvicinando alcune persone e aggredendone tre. Poi il 5 aprile 2023 muore il giovane Andrea Papi, sbranato dall’orsa Jj4 nei boschi sopra l’abitato di Caldes, così la gente si divide tra chi vuole l’abbattimento dell’orso e gli attivisti per i diritti degli animali; la comunità montana si mobilita ponendo domande stringenti alle amministrazioni locali, in primis alla Provincia autonoma.
Oggi i comitati di cittadini stanno raccogliendo firme perché gli orsi si sono appropriati delle loro montagne, anzi del loro “paese” – perché le montagne sono anche il paese per gli abitanti di quelle zone. Loro non li vogliono più quegli orsi arrivati con le auto dalla Slovenia nel 1999, diventati ora più di cento.
Ma di chi sono le foreste e la natura? Come può un progetto pensato e pianificato da un’équipe di esperti portare a queste conseguenze?
È una delle tante domande poste dal pubblico in sala al regista Andreas Pichler dopo la visione del docu-film “Pericolosamente vicini” proiettato al Lux di Padova giovedì 26 settembre. La difficile coesistenza tra natura e uomo in un mondo sempre più antropizzato emerge con urgenza, gli interrogativi sono molti e senza risposta, ma su un punto sembrano incontrarsi le diverse posizioni e cioè che è mancata una cultura dello stare con la natura e, nello specifico, dello “stare con l’orso”.
Il regista, che aveva iniziato a lavorare a questo film alcuni anni prima del tragico avvenimento, fornisce informazioni complete e accompagnate da una sintesi impeccabile. Risultano molto convincenti anche la fotografia e l’impianto narrativo che rendono la pellicola interessante come film oltre che come documentario.