GOOD PEOPLE

Good people è uno spettacolo teatrale scritto da David Lindsay-Abaire – Premio Pulitzer nel 2007 per “Rabbit Hole” – rappresentato per la prima volta in lingua originale nel 2011 negli Stati Uniti, a cui hanno fatto seguito numerosissime repliche. Domenica 10 novembre 2019, presso il teatro “Aldo Rossi” di Borgoricco, la compagnia Teatro approdo di Selvazzano Dentro con la regia di Attilio Gallo, ha riproposto al pubblico la versione in lingua italiana della nota e applaudita commedia americana.

Protagonista una ragazza madre Margaret “Margie” (Elisabetta Pasin) che perde il lavoro (l’ennesimo) a causa dei suoi continui ritardi, legati all’impegno quotidiano e alle cure che dedica alla figlia adulta disabile. Sullo sfondo la realtà sociale di un sobborgo di Boston, che condiziona pesantemente le scelte e la vita della protagonista. “Non sei affidabile” le dice il direttore e amico Stevie, costretto a licenziarla, nel timore di subire egli stesso delle pesanti conseguenze dal proprio superiore. E Margie rimane nuovamente disoccupata.

Così, su suggerimento di un’amica, decide di rivolgersi a Mike (Stefano Poli), il suo vecchio fidanzato del Liceo che è diventato un medico affermato, per chiedergli di aiutarla a trovare un nuovo impiego. Quando si incontrano, dopo molti anni, Margie è disperata, lui la accoglie nel suo studio con modi gentili, da buon vecchio amico, ma alla fine dichiara di non poterla aiutare e a parole la rincuora: “Non ho niente da offrirti, devi avere pazienza, Margie, che prima o poi qualcosa salta fuori”.

Attraverso la loro conversazione, Margie però capisce come lui sia profondamente cambiato, ma soprattutto quanto le sue parole siano frutto di ipocrisia e perbenismo. Il confronto con quell’uomo, così diverso da come lo aveva conosciuto durante la giovinezza, le fa comprendere che la vita non offre a tutti le stesse possibilità.

Chi sono dunque le brave persone? Quelle che sanno essere educate e disponibili a parole, ma poi non si adoperano per aiutare concretamente chi chiede loro aiuto? Oppure coloro che a costo di apparire sfrontati aprono il cuore e si rivolgono con sincerità a chi gli sta di fronte? Sono forse le persone perbene che si sforzano di dichiarare affetto quando realmente non lo provano, così da sentirsi in pace con se stesse e il mondo che le circonda? Quando Mike confida a Margie di avere ancora nel cuore il quartiere popolare in cui entrambi sono cresciuti ma di non avervi più fatto ritorno, lei allora gli dice provocatoriamente: “Tu sei una persona perbene, vero Mike?”.  Allora  viene spontaneo chiedersi: e se la brava persona fosse invece la stessa Margie, con la sua sfrontatezza, le sue imperfezioni, le sue cadute di stile?

Una resa scenica che lascia il tempo di riflettere sulle parole e sui comportamenti dei personaggi, che accompagna lo spettatore a percepire il loro disagio sociale, qualunque sia la classe sociale di appartenenza, ma che alla fine smaschera le ipocrisie di coloro che vogliono dimostrare a tutti i costi, a se stessi e agli altri, di essere delle “brave persone”.