FOA’: LA VOCE E IL CINEMA

 

FoàArnoldo Foà è mancato poco tempo fa lasciando un grande vuoto nel mondo dello spettacolo nazionale. Uno scrittore veneziano, Alessandro Ticozzi, ha finito di scrivere proprio in questi giorni un saggio su di lui, “La Voce e il Cinema”, e avrebbe tanto voluto consegnarglielo di persona per i suoi 98 anni che avrebbe compiuto il 24 gennaio. Perché ha scelto il noto attore e doppiatore? “Ho voluto scrivere questo libro saggio su Arnoldo Foà visto come attore cinematografico in quanto lui è stato valutato soprattutto come personaggio di teatro e televisione, mentre complementare è rimasta la sua attività sul grande schermo, pur avendo lavorato con grandi registi non solo italiani come Blasetti, Damiani, Montaldo, Scola, D’Alatri, ma anche stranieri come Orson Welles. Ho cercato pertanto di rivalutare un percorso comunque importante nella sua prestigiosa carriera, cosa che mi è stata riconosciuta anche dal mio prefatore, Gian Luigi Rondi”. Come lo ha realizzato? “Nell’impossibilità di intervistarlo ho preso stralci di sue dichiarazioni dai suoi libri fornitimi dalla gentilissima moglie, Anna Procaccini, cui sono più che riconoscente per avermi messo a disposizione l’intero archivio di Arnoldo e avermi fornito numerosi spunti utili per la mia ricerca e da un intervista che gli avevo fatto quattro anni fa per “Le reti di Dedalus”, la rivista on line del Sindacato Nazionale Scrittori. Le ho disposte facendo sì che sembri che sia lui stesso a commentare i momenti salienti della sua carriera di attore cinematografico: per ricostruire quest’ultima ho scelto quelli che ritenevo essere i suoi film più significativi, dagli inizi con i più grandi autori agli ultimi ruoli, in linea di massima svolti sotto registi emergenti o addirittura esordienti, a conferma della sua grande disponibilità nei confronti dei giovani. Nella seconda parte del libro invece troviamo le dichiarazioni da me raccolte di registi che hanno diretto Foà sul set: Luca Barbareschi, il padovano Antonello Belluco, Alessandro Benvenuti, Paolo Costella, Alessandro D’Alatri, Giuseppe Ferrara, Giuliano Montaldo, Maurizio Sciarra, Ettore Scola e Giovanni Soldati”. Lo hai conosciuto di persona quindi? “Ho incontrato Foà sei anni fa alla Casa del Cinema di Roma alla presentazione di un suo libro e mi ha subito colpito come amasse essere circondato e confrontarsi con le giovani generazioni: così due anni dopo l’ho appunto intervistato telefonicamente e il pezzo poi è stato incluso anche nella mia raccolta uscita l’anno scorso “L’inviato dalla rete”. Cos’aveva di speciale la sua voce? “Era calda e avvolgente, dotata di un timbro particolare, unico oserei dire: è stato il trait-d’union per le sue molteplici attività (teatro, cinema, televisione, radio). Nell’intervista che ho raccolto per questo libro, Scola ricordava appunto che aveva conosciuto Foà proprio per la sua voce con la quale, da grande doppiatore, ha illuminato certi film di Fellini come La strada o Il bidone, nonché i dischi di poesia. C’è qualcuno che potrebbe ripercorrere la sua carriera? “Pur essendoci in giro attori molto bravi, non vedo altri in grado di fare un percorso come il suo: Foà è un personaggio unico e irripetibile, come lo sono un pò tutti quelli più importanti della sua generazione e l’epoca cui appartenevano”. Chi sono i nomi dello spettacolo di cui ti sei occupato e il prossimo? “Ho scritto un saggio sulla storia d’Italia attraverso il cinema di Alberto Sordi, L’Italia di Alberto Sordi, sulla cucina nel cinema di Ugo Tognazzi, Il grande abbuffone, mentre con L’inviato dalla rete ho raccolto molti dati il mondo dello spettacolo nel dopoguerra. Prossime presentazioni del libro? “Giovedì 6 febbraio sarò al cinema Trevi di Roma e il 19 marzo alla Casa del Cinema di Venezia”.

PB