“ARCIPELAGO FOSSILE”: UNA MOSTRA NEI BOSCHI DI CORTINA!

Una mostra d’arte tra sentieri e boschi delle Dolomiti: “Arcipelago fossile”, a Cortina d’Ampezzo. Si apre sabato 25 luglio ed è visitabile fino al 2 novembre nell’ambito della rassegna “Sentieri d’arte 2020”. L’itinerario espositivo s’immerge tra due percorsi, il “Pian de ra Spines” e il “Gores de Federa”. Due itinerari ampezzani molto suggestivi. L’ esposizione è patrocinata dal comune di Cortina d’Ampezzo con “Associazione controcorrente”, “Regole d’Ampezzo”, liceo artistico cittadino, in collaborazione con “Quiqueg agenzia creativa” di Milano, ed è curata da Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli. Espongono: Alessandro Ferri (Dado), Federico Tosi e il coreano T-yong Chung. La collaborazione con il liceo artistico ha permesso la nascita della rassegna “Sentieri d’arte”. Sabato 25 vernice con la passeggiata inaugurale lungo i due percorsi teatro dell’esposizione: alle 9 si partirà alla volta del “Pian de ra Spines” con punto di ritrovo all’entrata del “Camping Olympia”; alle 11.30 si proseguirà verso il sentiero “Gores de Federa” con punto d’incontro presso il ponte de Federa. Sono in programma delle visite guidate nel mese di agosto. Info www.regole.it/museo@regole.it Due mondi, spesso in conflitto, s’incontrano: natura e cultura. Per ascoltare la voce della montagna, sentire il rumore e la suggestione del bosco, le vocalità della natura, interpretarne i ritmi e l’essenza più profonda. E’ questo l’intento di “Arcipelago fossile”, attraverso una rivisitazione che si muove tra geologia, arte e botanica. Non soltanto un gioco a perdersi nel paradiso delle altezze, nella magia del silenzio e della quasi opacità di un mondo per millenni animato da leggende e fiabe e abitato da mitici personaggi, ma un invito intellettuale a rileggere la storia geologica e botanica delle Dolomiti. Un’area che, prima di formarsi per orogenesi con la faglia africana, costituiva un oceano caldo dotato di una nutrita barriera corallina, una caratteristica che queste montagne condividono soltanto con l’Himalaya. Gli artisti sono stati in grado, ognuno facendo leva sulla propria diversa sensibilità, di giocare sulla propria attitudine nel modellare la materia e sulla capacità di misurarsi con progettisite-specifici”, attraverso l’uso di scultura ed installazione. Ciascun artista si è cimentato su uno dei tre regni biologici della terra. Federico Tosi indaga reperti fossili e realizza sculture ed installazioni ambientali contemporanee di grande impatto, che pongono in immediata comunicazione con la natura. Utilizza e fa rivivere reperti avvalendosi di conchiglie, organismi marini e tracce preistoriche, ma anche di un seme alieno proveniente da una lontana galassia che riesce ad attecchire in un suo habitat congeniale. Alessandro Ferri (Dado) si misura con la componente vegetale realizzando imponenti installazioni con abeti abbattuti dai fenomeni atmosferici e, nella sua poetica, s’ispira al fiore del tarassaco.

( Alessandro Ferri,”Il suono sordo del tarassaco” 2020)

Dado, in prossimità di una frana – indicativa di come il territorio dolomitico sia in continua trasformazione e di come il movimento orogenetico di quest’area non si sia ancora concluso – colloca una doppia scala incrociata costruita con assi di legno, che forma idealmente una lettera “X”. Infine il coreano T-yong Chung indaga la sfera umana e guarda alla sua essenza spirituale: realizza ritratti e maschere di filosofi ed altri pensatori che depongono una traccia stabile nel nostro presente. L’artista orientale realizza interventi scultorei descrittivi dell’ambiente esterno per favorire la meditazione intima. La visita è ad ingresso libero. Martina Calvi